Questa testimonianza è, per rispetto allo scrivente, mantenuta nell’anonimato.
È stata ricevuta poco tempo dopo della morte di Don Paolo.
Dalla lettera di un amico
Devo a Paolo l’aver ripreso a pregare. Ho mantenuto con Paolo una corrispondenza di più di 12 anni. Le sue lettere arrivavano da tutte le parti, quasi sempre nei momenti in cui avevo più bisogno di conforto.
Paolo aveva una grande capacità di ascoltare e capire, e forse è stato il mio miglior amico. Voglio ricordare Paolo forte, allegro, sempre pronto a raccontare barzellette, ma serio quando era necessario.
Mi mancano le sue lettere e le sue parole sempre opportune nei momenti più difficili, che mi aiutavano a mantenere la fede, a imparare di nuovo a pregare e ad aver fiducia in Dio.
Penso che lui vorrebbe che noi oggi fossimo felici nel ricordo e che parlassimo di lui quando la tristezza e la solitudine ci assalgono. Le lettere e le foto di Paolo richiamano molti ricordi. È difficile caricare da soli l’utopia di Paolo, ma questo è lui vivo. Lui vive e può essere trovato solo in ciò che ha sempre tentato di fare e di vivere.
È così che ricordiamo Paolo. Non voleva morire ma ha accettato questa possibilità. Il difficile è per chi è rimasto.